"Yes! We're open". Così tanti significati, in così poche parole. Non ci avevo mai pensato fino a quel momento.
Spinsi la porta e fui dentro. Dentro questa storia.
Temevo di irrompere nel bar come succede nei Western quando il bravo, ma a volte anche il cattivo, entra nel Saloon.
Il pianista smette di suonare, il barista smette di asciugare il bicchiere, i quattro al tavolo del poker smettono di giocare, i cowboy al bancone smettono di bere. Gli occhi di tutti puntati addosso, un istante prima dei revolver.
Ma qui non successe niente di tutto questo.
Era come se tutti facessero parte dello stesso quadro, senza sfiorarsi: la signora che si abbassava gli occhiali per spiare un giovane, il ragazzo con il walkman e il casco catapultato ai giorni nostri da chissà quale epoca, la ragazza che faceva palloni con la gomma da masticare e almeno un centinaio di altre storie. Vite e colori si mescolavano allegramente e mi venne da sorridere d'impulso.
Avevo trovato il mio posto, senza nemmeno cercarlo.